Come Usare il Nagarmotha: Tintura per capelli castani
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Come Usare il Nagarmotha: Tintura per capelli castani

Ah, cari appassionati di alchimia, oggi vi guiderò attraverso un viaggio incantato alla scoperta di un’erbetta tintoria molto interessante: il Nagarmotha anche conosciuta con i nomi “Motha” e “Muskak“.

Ebbene sì, avete letto bene. Non stiamo parlando del solito henné o della banale cassia, ma di un’erba tanto misteriosa quanto efficace, nota agli antichi erboristi come il segreto per una chioma da far invidia ai rapsodi erranti.

Che cos’è il Nagarmotha?

Prima di addentrarci in questo incantesimo per capelli, lasciatemi raccontare un po’ di questo ingrediente esotico. Il Nagarmotha, noto anche come Cyperus scariosus nell’antico linguaggio dei botanici, è una pianta che sembra uscita direttamente da un libro di pozioni di Hogwarts.

Non solo ha proprietà aromatizzanti (sì, potreste quasi usarlo per un profumo invece che per i capelli), ma è anche un eccellente colorante naturale.

Il pigmento:  esso è capace di tingere i nostri capelli di un bellissimo marrone freddo, ma non temete, non ci avventureremo nelle tenebrose profondità del katam. No, cari lettori, resteremo in acque più tranquille, ma non per questo meno intriganti.

Questo nobile pigmento, infatti, quando unisce le sue forze con la Lawsonia, diventa il cavaliere in splendente armatura che smorza i riflessi aranciati più temerari, trasformandoli in un castano più sobrio e raffinato. Immaginatevi come alchimisti in un’epoca dimenticata, mescolando con sapienza queste sostanze per ottenere la tonalità perfetta. Ah, l’arte di castanizzare, una parola che forse non troverete nel dizionario, ma che descrive perfettamente questa trasformazione magica!

Ma attenzione, giovani maghi della tintura, il risultato di questo incantesimo dipende molto dal colore di partenza dei vostri capelli. È un po’ come cercare di prevedere il tempo in Inghilterra: potete avere un’idea generale, ma dovete sempre essere pronti per qualche sorpresa. Se partite da una base molto scura, il cambiamento sarà più sottile, un delicato velo di mistero che solo i più attenti noteranno.

Le erbe tintorie sono sempre 100% naturali?

Nelle acque tumultuose del mondo delle erbe tintorie non tutto ciò che brilla è oro… o, in questo caso, non tutto ciò che tinge è 100% naturale. Sì, miei cari lettori, anche nel regno verde e rigoglioso delle tinture per capelli, esistono dei lupi travestiti da agnelli.

Per cominciare, dobbiamo parlare di un ospite non proprio gradito nelle nostre misture erboristiche: il Picramato di Sodio, un colorante di sintesi chimica che, a quanto pare, ama infiltrarsi nelle nostre polveri vegetali come un ninja. E non dimentichiamoci dell’Indigo, che talvolta si accompagna al PPD, un altro compagno di viaggio che preferiremmo evitare.

Come si riconoscono le erbe tintorie contenenti picramato?

La risposta è semplice ma richiede la vostra astuzia: leggere l’INCI come se foste degli antichi saggi alla ricerca del segreto della vita. In questa lista magica, potreste trovare il sodium picramate nascondersi tra gli ingredienti.

Ma attenzione! A volte, questi furfanti non amano presentarsi apertamente. Potreste scoprire la loro presenza solo quando, preparando l’impasto, questo rilascia il pigmento con l’entusiasmo di un bambino in una fabbrica di caramelle, tingendo le vostre mani in modo così assurdo da farvi sembrare protagonisti di una commedia dell’arte. E se vedete sui bordi della vostra coppa una colorazione arancione fluo, beh, non è il segno di un buon auspicio. Lo stesso vale quando, risciacquando, l’acqua che scorre sembra pronta per un rave party con la sua vivacità fluorescente.

Come si prepara il Nagarmotha?

  • Primo passo: armatevi di una ciotola non appartenente al regno dei metalli, perché, come ben sappiamo, il Nagarmotha ha una personalità un po’ schizzinosa e preferisce l’ambiente accogliente della plastica, del legno o della terracotta. Una scelta che ricorda un po’ le preferenze di un divo hollywoodiano per il suo camerino.
  • Ora, è il momento di trasformare questa polvere magica in una pozione. Versate l’acqua calda (attenzione, calda ma non bollente, non stiamo preparando un tè) fino a raggiungere la consistenza dello yogurt. Sì, avete capito bene, vogliamo che il nostro impasto abbia la densità perfetta per un brunch di domenica, non troppo liquido e non troppo solido.
  • Se avete in mente di trasformare i vostri capelli in un capolavoro dai riflessi color nocciola, il Nagarmotha è il vostro fedele compagno. Ma attenzione, questo ingrediente è un po’ come un artista capriccioso: lavora meglio in compagnia di erbe tintorie selezionate, senza l’aggiunta di burri o oli, perché non vuole che niente comprometta la sua performance.
  • E qui arriva il colpo di scena: per un risultato da red carpet, dovrete allearvi con la Lawsonia. Sì, perché senza di essa, il nostro amico Nagarmotha tende a fare l’indifferente, scaricando il colore più velocemente di quanto un adolescente scarichi le app sul suo primo smartphone. La quantità di Lawsonia da aggiungere dipende dalla sfumatura dei vostri sogni, ma ricordate, è un equilibrio delicato, un po’ come trovare la giusta ricetta per la pozione d’amore perfetta.

Capelli puliti o sporchi? Come si applica il Nagarmotha?

La questione eterna: capelli puliti o sporchi? Ebbene, immergiamoci nella saggezza delle erbe per scoprirlo. Il Nagarmotha, quel magico polverino con ambizioni da star di Hollywood, esige un palcoscenico immacolato per la sua performance. Sì, miei cari, parliamo di capelli puliti, spazzati via da ogni traccia di sporco e sebo, quegli indesiderati intrusi che potrebbero oscurare il suo brillante debutto.

Immaginate di preparare una tela per un capolavoro: non vorreste mica che fosse macchiata o sporca, vero? Ecco, il vostro cuoio capelluto è la tela, e il Nagarmotha l’artista. Solo su una base pulita e libera da ogni impurità, questo talentuoso colorante può esprimere tutto il suo potenziale, tingendo la vostra chioma senza incontrare ostacoli, come un pittore che traccia la sua opera su un foglio bianco.

Bisogna necessariamente avvolgere i capelli con il Nagarmotha nella pellicola?

  • Per evitare che i vostri capelli si trasformino in qualcosa di simile a un relitto petrificato (sarebbe un po’ scomodo, no?), è essenziale avvolgerli nella pellicola dopo aver applicato il nostro eroico Nagarmotha. Immaginatevi a combattere contro una criniera indomabile al momento del lavaggio; non è esattamente l’epilogo che avete sognato, vero?
  • Ora, perché la pellicola, vi chiederete? Beh, oltre a impedire che la vostra preziosa miscela di Nagarmotha si trasformi in un fiume marrone che invade il bagno (un vero incubo per chi ama la pulizia), serve anche a trattenere il calore. E qui entra in gioco un altro strumento magico: un asciugamano, un cappello di lana, o perché no, una cuffia riscaldabile, per incantare ulteriormente il processo.
  • Immaginate la pellicola come il fedele scudiero del cavaliere Nagarmotha, insieme combattono per assicurarsi che la tintura penetri profondamente, donando ai vostri capelli quel colore da sogno senza trasformarli in un cespuglio arido. Mantenere il tutto al calduccio sotto l’asciugamano (o qualunque copricapo magico preferiate) è come dare una stretta di mano alla fata madrina del colore, assicurandovi che la magia avvenga correttamente.

Quanto tempo deve rimanere in posa il Nagarmotha?

Quando vi avventurate nel mistico mondo del Nagarmotha, il tempo non è solo un’illusione, è una parte cruciale del rituale! E il numero magico? Un’ora e trenta minuti, né più né meno.

Immaginate di cuocere una pozione magica sotto la luna piena… Beh, qui la luna non c’entra molto, ma l’idea è quella! Durante questi sacri 90 minuti, il Nagarmotha lavora silenziosamente, ma con dedizione, infondendo i vostri capelli di una ricchezza di colore che nemmeno una bacchetta magica potrebbe eguagliare.

E per chi di voi si sta chiedendo se sia possibile accelerare il processo con qualche incantesimo… mi dispiace deludervi, ma qui si lavora solo con la pazienza. Questo periodo di posa non è arbitrario; è il tempo esatto necessario perché il Nagarmotha possa esprimere tutto il suo potenziale tintorio, senza fretta, come un maestro pittore davanti alla sua tela.

Dopo bisogna risciacquare con lo shampoo?

Eccoci giunti a un momento cruciale della nostra epopea tintoria: il risciacquo. Se pensavate che dopo aver atteso con la pazienza di un monaco l’ora sacra di un’ora e mezza poteste semplicemente saltare sotto la doccia e liberarvi dell’impasto con un vigoroso shampoo, oh, come vi sbagliavate!

Ecco la verità nascosta, pronta a essere svelata come in un antico rotolo di pergamena: niente shampoo, amici miei. Sì, avete letto bene. L’uso dello shampoo dopo l’applicazione del Nagarmotha è più o meno come invitare un troll a una festa di elfi – tecnicamente possibile, ma decisamente sconsigliato.

Ma non disperate, perché esiste un’antica tecnica, tramandata da generazioni di maghi della tintura: il Co-Wash. Questa metodica, usata solo in casi estremi, quando l’impasto sembra avere stretto un patto indissolubile con i vostri capelli, consente una separazione amichevole senza l’aggressività di un detergente.

E poi, il rito finale, il risciacquo acido. Ah, non fate quella faccia!

Che cos’è il risciacquo acido?

Il risciacquo acido, nonostante il nome possa evocare visioni di alchimisti pazzi che maneggiano sostanze pericolose, è in realtà semplice quanto un incantesimo per principianti. Si tratta di prendere un po’ di aceto di mele – sì, proprio quello che avete nel fondo della dispensa, accanto alla polvere di unicorno e al miele di drago – o alcune gocce di limone, e diluirle in un litro d’acqua.

“Eureka!” direte, mentre vi chiedete se i vostri capelli finiranno per profumare come un’insalata estiva. Ma, oh sorpresa, una volta asciutti, i vostri capelli saranno privi di ogni odore sgradevole, a meno che non consideriate sgradevole il profumo dell’invidia altrui.

E perché, vi chiederete con occhi sgranati, dovremmo dedicarci a questo rituale? Il risciacquo acido è come l’ultimo incantesimo in una lunga sequenza magica. Serve a far sì che le squame dei vostri capelli – sì, avete capito bene, i capelli hanno delle squame, non sono solo i draghi a vantarsi di tali ornamenti – si chiudano, trasformando la vostra chioma in un flusso luminoso e seducente, degno delle più invidiate ninfe dei boschi.

Che cos’è il doppio passaggio? In quali casi bisogna farlo?

  • Il doppio passaggio, miei audaci avventurieri della tintura, non è altro che un duetto armonioso tra la Lawsonia, l’unico essere vegetale in questo universo (e forse anche nell’altro) che ha deciso di abbracciare per l’eternità la keratina dei vostri capelli. Sì, avete capito bene, la Lawsonia è più fedele di un pappagallo pirata, e una volta che si è unita ai vostri capelli, l’unico modo per liberarsene è attraverso un taglio drastico. Pensateci come a un matrimonio senza possibilità di divorzio.
  • Il primo atto di questo balletto tintorio prevede un impacco post-shampoo con la Lawsonia pura, quel magico henné che vi lega in un’unione indissolubile. Questo primo tuffo nel rosso può durare dalla durata di un episodio di “Friends” a quello di un film di Pixar, ovvero un’ora/un’ora e mezza.
  • Poi, come in una relazione che evolve, si introduce il secondo atto: un mix di erbe tintorie che va tenuto in posa per un episodio di “Sherlock” o, per i più audaci, un film di “Lord of the Rings” in versione estesa, cioè due ore/due ore e mezza.
  • E a chi è dedicato questo rituale, vi chiederete con il cuore palpitante e i capelli ancora più curiosi? Ai novizi della tintura naturale, coloro che hanno danzato solo con le tinte chimiche senza mai lasciarsi sedurre dall’henné; a coloro che cercano di nascondere i segni della saggezza (leggasi capelli bianchi) sotto il manto della Lawsonia.

Nelle volte successive bisogna fare il doppio passaggio?

  • Ebbene, la risposta è tanto semplice quanto scegliere tra tè e caffè a seconda del grado di disperazione mattutina. Se il vostro capo sfoggia orgogliosamente fili di pura saggezza (leggasi capelli bianchi), allora sì, miei coraggiosi, il doppio passaggio diventa il vostro compagno fedele, come un cavalier servente pronto a difendere l’onore della vostra chioma.
  • Per coloro tra voi che non hanno ancora accolto i messaggeri argentati del tempo sui loro capi, la strada è meno ardita. Una modesta offerta di Lawsonia alle vostre erbe tintorie sarà sufficiente per mantenere il vostro colore vibrante come la personalità di un barista hipster.

Ma non dimenticate, o arditi avventurieri delle tinture vegetali, che nei primi capitoli della vostra epopea, il doppio passaggio è raccomandato con la fervente passione di un sommelier che vi consiglia il vino. Questo non solo rafforza il legame tra voi e il vostro colore, ma assicura anche che il vostro viaggio tintorio abbia fondamenta solide come la convinzione di un gatto che sa di essere il vero padrone della casa.

Utilizzando le erbe tintorie otterrò fin da subito il colore desiderato?

Iniziamo con una verità tanto antica quanto il mondo stesso: le erbe tintorie, quei magici polverini che promettono meraviglie, hanno il potere di trasformare la vostra chioma. Ma, oh nobili cercatori di bellezza, abbiate pazienza! Il colore desiderato potrebbe non rivelarsi al primo tentativo, proprio come il primo pancake della mattina, che, si sa, non è mai perfetto.

L’arte della tintura con le erbe è simile a costruire un castello di carte: richiede stratificazione, pazienza e un pizzico di magia. Nei giorni gloriosi dell’inizio, adottate la tattica dell’impacco settimanale, un rituale che, con il tempo, diventerà meno frequente, passando a ogni quindici giorni, fino al sacro ritmo mensile. È la danza del colore, miei cari, un valzer che si svolge tra voi e i vostri capelli.

Ma attenzione, nobili esploratori di questo antico rito! Anche se le erbe sono doni della natura, abusarne potrebbe irritare il regno sacro del cuoio capelluto e trasformare i vostri fedeli capelli in soggetti ribelli. Sì, proprio come quel parente che, nonostante le buone intenzioni, finisce sempre per rovinare i pranzi festivi.

Quali sono le proprietà del Nagarmotha?

  • Il Nagarmotha non solo dona luce, ma gioca anche con i riflessi, come un artista che sceglie la sua tavolozza per dipingere capolavori su tela… o meglio, sulla vostra testa.
  • E poi, oh meraviglia delle meraviglie, il Nagarmotha è il custode dell’equilibrio, il Seboregolatore Supremo, che tiene a bada l’oleosità come un fiero cavaliere tiene lontano i draghi dalle principesse. E per i cavalieri e le dame afflitti dalla fastidiosa forfora? Il Nagarmotha brandisce la sua spada antiforfora, difendendovi con ardore e lasciando il vostro cuoio capelluto pulito e sereno.
  • Non temete, se il vostro regno è assediato da irritazioni o infiammazioni: il nostro eroe è anche un abile guaritore, con doti emollienti, antinfiammatorie e cicatrizzanti che leniscono e riparano, come un balsamo per le ferite d’amore non corrisposto… ma per i capelli.
  • E per i cuori infranti dalla caduta dei capelli, il Nagarmotha è un fido alleato che previene la loro perdita, quasi come se promettesse: “Finché morte non ci separi”. Infine, per i capelli sfibrati e indeboliti, stanchi delle battaglie quotidiane, il Nagarmotha è la fenice che li rigenera, donandogli vita nuova.

Possono esserci delle controindicazioni?

Prima di immergervi nelle acque sacre del Nagarmotha, sappiate che, come ogni potente mago che si rispetti, anche questa erba nasconde i suoi segreti e… ahimè, qualche possibile maledizione. Ebbene sì, nonostante le sue virtù miracolose, il Nagarmotha potrebbe non andare d’accordo con tutti. “Allergici, attenti!” è il grido di avvertimento che echeggia tra le antiche mura di questo tempio del benessere.

Prima di spargere queste polveri magiche sul vostro nobile capo, è d’obbligo compiere il rituale dell’antica prova: il Patch Test. Una cerimonia semplice, ma essenziale, che prevede di applicare un po’ di questa mistica sostanza sulla pelle del braccio e attendere 48 ore. Se la vostra pelle dovesse diventare rossa come il manto di un drago appena svegliato, allora, ahimè, siete stati scelti dalla sfortuna per non fruire delle sue benefiche magie.

Dove posso acquistare il nagarmotha?

Nei meandri di botteghe antiche e moderni empori digitali, il Nagarmotha attende i suoi fedeli. Basta un tocco di magia moderna, chiamata “ricerca su internet“, e vi ritroverete di fronte a un tesoro di opzioni per accogliere il Nagarmotha nella vostra dimora: Amazon, Zenstore, ArmoniaBio, Bio boutique la rosa canina…

Conclusione

Doveste trovarvi in un bosco fitto di dubbi, non temete di invocare il mio spirito guida! Mandatemi un messaggio segreto (o, come dicono nel nuovo mondo, un DM su Instagram) – rispondo sempre, a meno che non sia impegnata in una cerimonia di invocazione delle antiche divinità dei capelli. Un abbraccio cosmico da chi vi ha guidato fin qui, Veronica.

Sapevi che ho scritto un libro a riguardo?

E ora, per coloro che desiderano addentrarsi ancora più profondamente nei misteri dell’henné e delle sue consorelle erboristiche, annuncio con un tamburo risonante nel cuore della notte che ho trascritto i miei insegnamenti in un tomo sacro: “Tingo i capelli con l’erba, guida pratica all’uso dell’henné e delle erbe tintorie“. Questa pergamena moderna vi attende nelle sacre cripte di Amazon, nei templi della conoscenza di Feltrinelli, nelle biblioteche mistiche di Mondadori, Rizzoli, e altre dimore di saggezza, in carne ed ossa (cartaceo).

Voglio aggiungere una pergamena in più al nostro baule del tesoro: I contenuti di questo blog sono migliorati nella forma e struttura attraverso l’uso di strumenti di intelligenza artificiale. Tuttavia, assicuro che le informazioni, le idee e la creatività presentate rimangono frutto esclusivo del mio sapere e impegno personale. L’impiego dell’IA è finalizzato unicamente a rendere gli articoli più accessibili e piacevoli da leggere, senza compromettere la qualità e l’autenticità del contenuto. Benché io, Veronica, vi guiderò con la massima cura tra i meandri delle conoscenze antiche, è bene ricordare che anche il più esperto dei cartografi può tracciare una mappa con qualche piccola inesattezza. Le storie e i segreti che condivideremo potrebbero, nelle loro trame, nascondere qualche filo scucito: errori, inesattezze, o omissioni nei contenuti potrebbero intrufolarsi tra le righe come spiritelli dispettosi che amano fare birichinate. Considerate queste pagine come un’antica mappa del tesoro: precisa nella direzione, ma con il potenziale di qualche piccolo inganno. Ricordatevi che i consigli qui impartiti, pur essendo frutto di studi e passioni, non possono sostituire la saggezza di un moderno oracolo (leggi: professionista qualificato). Considerate dunque questo luogo come un scrigno pieno di ispirazioni e non come un manuale inerrante. È con spirito di condivisione e scoperta che vi offro queste pagine, incitandovi a usare il vostro discernimento e a ricercare, quando necessario, la bussola di un sapere più specifico. Grazie per la vostra attenzione e fiducia.

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